A modo loro

27.06.2016 20:23 di  Gabriele Chiocchio  Twitter:    vedi letture
A modo loro
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Se non è una notizia abbastanza grossa la foto del tabellone dello Stade de France, e l’eliminazione dei bicampioni d’Europa in carica, seppur evidentemente a fine ciclo, è una notizia grossa, probabilmente c’è altro con cui si dovrebbe titolare un’ipotetica prima pagina di quotidiano. L’Italia ha smentito uno dei tormentoni più in voga dall’avvento del tiqui-taca, la fastidiosa cantilena secondo cui l’unico modo possibile per resistere al gioco di posizione spagnolo fosse rintanarsi nei propri trenta metri e chiudere ogni spazio alla ricerca della transizione. Nulla di tutto questo è accaduto a Parigi, in cui gli azzurri hanno sì mostrato le loro riconoscibili caratteristiche di squadra lottatrice e grintosa, ma soprattutto hanno limitato i loro avversari rubando il loro talento, quello della cura del pallone, messo in gioco dal basso e condotto mano nella mano fino all’area spagnola. L’indicatore del possesso palla del primo tempo recitava addirittura 51-49 per la squadra di Conte, che ha capito perfettamente le difficoltà di aggressione (elemento colpevolmente trascurato rispetto a quanto si vede nel Barcellona, ad esempio) della Roja. Il CT, come di consueto, ha dunque preparato ogni aspetto della gara ed è stato premiato anche dai suoi giocatori: su tutti Pellè ed Eder, strepitosi contro due maestri della difesa lontano dalla porta come Sergio Ramos e Piqué, mandati ripetutamente a vuoto anche in modo decisivo, come nell’occasione del fallo che ha prodotto la punizione del vantaggio. Dall’altra parte, Del Bosque ha provato a fare la stessa cosa, inserendo in fretta e furia Aduriz e dimostrando, probabilmente, di non credere lui stesso alla sua filosofia di gioco, con i suoi che hanno buttato dentro palloni a grappoli, banalizzando la manovra. La Dea Eupalla ha anche punito il CT spagnolo, costringendolo a chiudere il match con tre piccoli davanti per l’infortunio proprio dell’attaccante dell’Athletic Club, avvenuto dopo la sostituzione di Morata, punizione comunque meritata nonostante la grazia ricevuta dagli azzurri, ancora una volta imprecisi in alcune fasi chiave del match, con errori sottoporta che potevano costare più caro. Ma che non hanno impedito un’impresa che porterà una ricompensa magari sottodimensionata rispetto alla portata: sabato c’è la Germania, non certo l’avversario più desiderabile ma quello contro cui l’Italia meglio sa esaltarsi e contro cui potrà ancora puntare a sorprendere, senza la pressione di chi deve dimostrare chissà cosa. Battere i Campioni del Mondo probabilmente eleverà gli azzurri a favoriti assoluti del torneo, ma questo è un dolce problema che tutti speriamo di poter affrontare.