Martedì perizia neuropsichiatrica per Ivan Bogdanov

A due giorni da Serbia-Italia, in programma Venerdì sera a Belgrado, Ivan Bogdanov detto "Il Terribile" il capo dei facinorosi serbi protagonisti della notte di follia un anno fa allo stadio di Genova, non vuol parlare con la stampa. «Il mio cliente non vuol dire assolutamente nulla ai giornalisti fino alla fine del processo che lo vede imputato a Belgrado per un episodio in cui fu coinvolto nel 2006», ha affermato il suo avvocato difensore Nemanja Govedarica.
«È un momento delicato del processo, e per questo Ivan preferisce non parlare», ha aggiunto il legale, secondo il quale Martedì prossimo verrà reso noto l'esito di una perizia neuropsichiatrica chiesta sul criminale serbo. Una perizia, ha sottolineato, che si riferisce esclusivamente ai fatti del 2006 e che non ha nulla a che vedere con gli eventi di Genova di un anno fa. L'avvocato ha ricordato che per i fatti del 2006 - quando Ivan fu coinvolto a Belgrado in una colossale rissa a margine di un evento sportivo - l'accusa è di aggressione a tre poliziotti. Secondo la difesa, tuttavia, tale presunta aggressione sarebbe avvenuta dopo che Ivan era stato colpito violentemente su un autobus del trasporto pubblico, riportando una frattura alla fronte (ampiamente documentata dalle cartelle cliniche e dai medici).
"La richiesta di perizia neuropsichiatrica - ha detto oggi Govedarica - mira a stabilire se Ivan, con una tale grave lesione, avrebbe potuto effettivamente aggredire i tre poliziotti, come sostiene l'accusa. Se verrà stabilito che Ivan in quella occasione, dopo essere stato colpito, era in condizioni di semi-incoscienza e non in grado di attaccare gli agenti, non è escluso che il giudice prenda decisioni nei suoi confronti, compresa anche la scarcerazione". Attualmente Bogdanov è rinchiuso nel Tribunale speciale della capitale serba. «Ivan è diventato mio cliente al suo arrivo a Belgrado dopo l'espulsione dall'Italia, e per questo io non mi occupo in nessun modo di quanto accaduto un anno fa a Genova», ha detto Govedarica, «È stata la famiglia di Ivan a cercarmi», ha concluso il legale stesso con un pizzico di orgoglio.