Caprile: «Buffon è il mio supereroe. Spero di esserci all'Europeo Under 21»

Il calciatore azzurro ha parlato dal raduno dell'Italia U21 in vista dell'amichevole internazionale contro i pari categoria della Serbia
22.03.2023 17:30 di  Alessandro Paoli  Twitter:    vedi letture
Fonte: figc.it
Elia Caprile
Elia Caprile
© foto di Getty Images

Il portiere, classe 2001, Elia Caprile della SSC Bari ha rilasciato le seguenti dichiarazioni sul sito ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (figc.it) dal raduno dell'Italia Under 21 del Commissario Tecnico Paolo Nicolato, attualmente in Serbia, in vista dell'amichevole internazionale con i pari categoria serbi in programma nella giornata di venerdì 24 marzo alle ore 18:00 presso il TSC Arena di Bačka Topola (Serbia):

«Ho vissuto un periodo di cambiamenti - dichiara il calciatore azzurro -: se qualcuno, un anno fa, mi avesse detto che avrei giocato da titolare nel Bari e in Nazionale, mi sarei sentito quasi preso in giro. Ma ho sempre saputo da dove sono partito e dove voglio arrivare: i sacrifici pagano. Mi aspettano tre mesi di fuoco: con il Bari siamo in corsa per andare in Serie A e vogliamo giocarci le nostre chance fino alla fine, poi c'è l'Europeo Under 21 (UEFA European Under-21 Championship Georgia-Romania 2023, ndr), dove spero ovviamente di esserci».

Sul fatto di avere il portiere, classe '78, Gianluigi Buffon del Parma Calcio 1913 come idolo: «Sono cresciuto con il suo mito. Non ho mai desiderato far altro che il portiere, la mia non è una storia di un ragazzino messo tra i pali perché mancava chi parasse. Mi sono innamorato di questo ruolo sentendo i racconti di mio padre del Napoli di Garella (Claudio, ndr), vedendo le gesta di Zoff (Dino, ndr) e quelle di Buffon. Il mio supereroe, ma che ho scoperto essere una persona straordinaria».

Sulla sua carriera fino ad oggi: «Quella di Leeds (United FC, ndr) è stata un'esperienza formativa in campo e fuori, banalmente anche per imparare una nuova lingua. In quella squadra c'erano grandi calciatori: da Raphinha (Barcelona FC, ndr) a Phillips (Manchester City FC, ndr), e poi Bielsa in panchina. Per quanto attorno a lui ci sia il mito del "Loco", è un allenatore top. Mi ha lasciato tantissimo anche a livello personale: un uomo vero, che ci parlava di calcio, ma anche della storia di un suo amico minatore, che guarda in basso ma senza mai perdere di vista la luce. Ci parlava di cosa significasse per lui vivere lontano da casa, dalla famiglia. E poi ci parlava di sogni».

Sull'aver scelto il 18 come numero di maglia: «Era di Gigi (Pierluigi, ndr) Frattali, il portiere che ha vinto il campionato, non mi sono neanche azzardato a chiederla. La 12 e la 22 non mi piacciono particolarmente, così ho scelto il 18, giorno di nascita di mio padre e della mia ragazza».

Sui portieri ai quali si ispira: «Crescendo, ho apprezzato Júlio César e Alisson (Liverpool FC, ndr), poi Oblak (Club Atlético de Madrid, ndr), Ederson (Manchester City FC, ndr), Courtois (Real Madrid CF, ndr), Maignan (AC Milan, ndr)».

Sul ricordo della vittoria di UEFA EURO 2020 da parte dell'Italia (Nazionale A) del Commissario Tecnico Roberto Mancini vissuto mentre era in ritiro con il Leeds United FC: «C'erano tante bandiere al centro sportivo come avessero già vinto, mi prendevano in giro. Il giorno dopo la finale, invece, arrivai a petto in fuori al campo. Quell'Europeo lo vinse la squadra, ma tutti noi ci sentiamo nel nostro piccolo campioni d'Europa. Arrivando in Nazionale, poi, ho avuto la sensazione di vivere in una grande famiglia, e anche di essere osservati dal CT. Quando si è capito che Provedel (SS Lazio, ndr) non avrebbe potuto rispondere alla convocazione, Carnesecchi (US Cremonese 1903, ndr) è andato a Coverciano. Per noi è una cosa importante».

Sui suoi tatuaggi ispirati dal legame con la sua famiglia: «Ho tatuato le date di nascita dei miei genitori e di mio fratello sul braccio; quella di mio nonno sulla mano. Mi piacciono i tatuaggi: ne ho anche alcuni riferiti all'esperienza in Inghilterra, in cui mi sono trovato anche ad affrontare il periodo del COVID da solo».

Sulla sua passione per il pianoforte nata in Inghilterra: «Suono un'ora al giorno e, una volta alla settimana, vado a fare lezione. Parlando con mia mamma, mi ha raccontato che lo suonava anche mia nonna, che non ho mai conosciuto: questo lo vedo un punto di connessione con lei, che sarebbe orgogliosa di ascoltarmi. Oltre al pianoforte, seguo tantissimo la NBA e, quando dobbiamo affrontare lunghi viaggi, porto con me un libro, guardo film o ascolto podcast. Allargare gli orizzonti è fondamentale».