Mancini: «Italia-Inghilterra è diventata un classico. Retegui ha qualità»

Il CT della Nazionale A ha parlato durante la conferenza stampa odierna svoltasi presso la sala stampa del CTF "Luigi Ridolfi" di Coverciano (FI)
20.03.2023 15:00 di  Alessandro Paoli  Twitter:    vedi letture
Fonte: figc.it
Roberto Mancini
Roberto Mancini
© foto di Getty Images

Il Commissario Tecnico dell'Italia (Nazionale A), Roberto Mancini, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni, come riporta il sito ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio (figc.it), durante la conferenza stampa svoltasi quest'oggi, lunedì 20 marzo, alle ore 13:30 presso la sala stampa del Centro Tecnico Federale "Luigi Ridolfi" di Coverciano (FI):

«Ormai Italia-Inghilterra è diventato un classico - dichiara il CT azzurro -, un po' come Italia-Germania. Sono da diverso tempo una grande nazionale, piena di giocatori di talento, di forza e di tecnica. Hanno più scelta di noi per tanti motivi, ma a Napoli vogliamo disputare una bella partita, giocare bene e iniziare bene queste qualificazioni. Sarà una gara dura come lo sono state tutte le altre, mi aspetto come sempre una bella spinta dai tifosi napoletani».

Sull'amico Gianluca Vialli, scomparso lo scorso 6 gennaio, che, in azzurro, ricopriva il ruolo di capodelegazione: «Non è semplice per noi, dobbiamo provare a fare bene anche per lui».

Sull'ipotesi di vincere un altro Europeo (UEFA EURO 2024, ndr): «Ma prima dobbiamo qualificarci».

Sulla convocazione dell'attaccante argentino di passaporto italiano, classe '99, Mateo Retegui del CA Tigre: «Lo seguivamo da tempo ha qualità ed è un ragazzo giovane e sveglio. Non pensavamo dicesse di sì, la speranza è che possa essere importante. Non so per quale motivo vengano fuori pochi attaccanti, siamo davvero molto limitati nel reparto offensivo. Ci sono gare a livello Primavera che non hanno italiani. Abbiamo tre squadre ai quarti di finale di Champions League, ma su tre squadre gli italiani al massimo sono 7/8. La realtà è questa».

Sulla possibilità di convocare, prossimamente, altri oriundi: «Siamo messi peggio di Soutghate, se c'è la possibilità di prendere nuovi giocatori li prendiamo. Anni fa dissi che in Nazionale dovevano giocare i calciatori nati in Italia, ma non c'era ancora questo problema qui e il mondo è cambiato. Tutte le nazionali europee hanno giocatori naturalizzati, noi abbiamo ragazzi che hanno fatto tutta la trafila con noi e poi sono stati presi dalla Nazionale maggiore di altre nazioni».

Sull'importanza del lavoro dello scouting azzurro: «Gnonto qui (in Italia, ndr) non l’ha preso nessuno, però gioca titolare in Premier League (Leeds United FC, ndr). C'è Oristanio, che gioca bene in Olanda (FC Volendam, ndr). Zaniolo (Galatasaray SK, ndr) è un po' l'emblema, non giocava e poi s'è ritrovato titolare in Champions League (il riferimento è alla stagione 2018/2019 con l'AS Roma, ndr). Dobbiamo cercare di andare a scovarli da qualche parte, in tutti i modi».

Sul fatto che, oggi, i ragazzi non giochino più a calcio per strada e su quanto questo incida, indirettamente, sulla formazione dei calciatori del futuro: «Noi giocavamo 3-4 ore per strada e poi andavamo ad allenarci, oggi questo non accade più. Non è un caso se i giocatori nascono ancora in quei paesi, come Uruguay, Argentina o Brasile, dove si gioca ancora molto per strada».

Sull'attaccante, classe 2006, Simone Pafundi dell'Udinese Calcio: «Ha qualità incredibili, è un ragazzo che ha compiuto adesso 17 anni e la speranza è che possa giocare in Serie A e poi essere un calciatore della Nazionale per i prossimi vent’anni. Crediamo molto in lui».